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Le dimensioni dell’equo italiano

Diverse sono state le ricerche svolte per costruire un profilo leggibile dell’equosolidale in Italia. L’ultimo lavoro presentato (2008) è stato condotto attraverso l’impiego di fonti statistiche ufficiali e in collaborazione con AGICES [leggi AGICES] da Elena Viganò, docente della Facoltà di Economia  dell’Università di Urbino insieme a Michela Glorio e Anna Villa e contenuta nel volume Tutti i numeri dell’equo (Edizioni dell’Asino).

379 organizzazioni, un fatturato superiore a 103 milioni di euro, 1.900 addetti: è questa la fotografia che emerge dall’analisi del Commercio Equo e Solidale italiano. Si tratta di cooperative (54%) e associazioni (46%) che svolgono in prevalenza attività di commercio al dettaglio e all’ingrosso (76%) e di tipo socio-culturale (24%), di dimensioni mediamente ‘micro’: il 70% delle organizzazioni presenta un numero di addetti compreso tra 0 e 2. É importante sottolineare che sebbene le unità censite non costituiscano un universo univoco ed ufficiale, esse rappresentano una grandissima parte del Fair Trade italiano, comprendendo tutte le organizzazioni di maggiori dimensioni economiche.

Le caratteristiche economiche e organizzative del Commercio Equo e Solidale risultano molto diversificate nei vari paesi in cui si è sviluppato. In particolare, nel panorama europeo, il ‘modello italiano’ rappresenta una vera e propria eccezione: se negli altri Paesi sono i marchi di certificazione dei prodotti equi e solidali ad aver determinato, negli ultimi anni, la forte crescita del fatturato del comparto, in Italia sono le centrali d’importazione e le Botteghe del Mondo a svolgere un ruolo ancora predominante. Queste organizzazioni, infatti, non si limitano all’attività di vendita dei prodotti, ma svolgono un ruolo fondamentale di informazione e sensibilizzazione sui temi del commercio internazionale, dell’iniquità dei rapporti Nord-Sud, degli effetti della globalizzazione e della necessità di modificare i modelli di produzione e consumo.

Una ricerca altrettanto interessante, è stata presentata alcuni anni prima (maggio 2006) dall’Università Cattolica e dall’Università Bicocca di Milano. I dati, presentati sotto forma di quaderni accademici in presenza dell’allora Viceministro agli Esteri ed alla Cooperazione Internazionale Patrizia Sentinelli, sono stati riassunti in diverse forme, tra cui anche sull’enciclopedia telematica wikipedia [it.wikipedia.org].

IN EUROPA

Durante il 2005 nella sola Unione Europea il commercio equo e solidale ha raggiunto un fatturato record di 660 milioni di euro, due volte e mezzo maggiore rispetto allo stesso nel 2001. Sempre nell’UE, sono più di 79 mila i punti vendita che trattano merci solidali (57 mila di questi sono supermercati comuni che vendono anche prodotti equi) mentre sono circa 2800 le botteghe del mondo presso cui offrono il loro servizio circa 100 mila volontari.

IN ITALIA

Il dato italiano sulla spesa pro-capite è il più basso d’Europa: 35 centesimi di euro a testa. Le botteghe solidali sono circa 600 in tutta Italia e sono concentrate prevalentemente nel nord-ovest e nel nord-est, rispettivamente il 38% e il 22,6% del totale. Sono specializzate (40% del totale) in prodotti artigianali di fascia medio-alta provenienti da più di 50 paesi del sud del mondo. Il 52,2% delle botteghe ha lo status di associazione mentre il 24,% sono cooperative. Da notare che l’88% di esse si trova nelle grandi città. Le persone coinvolte nelle botteghe tra dipendenti, volontari, soci e cooperative, sono 60 mila. I prodotti del commercio equo, specialmente quelli alimentari, si trovano in molte catene della grande distribuzione come Coop Italia, Crai, Auchan, Lidl. I punti vendita che trattano prodotti equosolidali in Italia sono più di 5.000.

COSTI E RICAVI

Sempre nel 2005 le botteghe del mondo,a fronte di un mercato in continua espansione, sono in leggera perdita (pari a 121 mila euro): 54,51 milioni di euro i costi, 54,39 milioni di euro i ricavi. Essa in gran parte è dovuta al sottodimensionamento e all’inefficienza economica nei punti vendita numerosi, ma di piccole dimensioni.

PRODOTTI

La vendita di riso equo solidale ha avuto un incremento del 190% tra il 2004 e il 2005. Hanno aumenti di vendita ragguardevoli anche caffè (+8%), tè (+11%), banane (+20%) e zucchero (+50%). Percentuali incoraggianti che però vanno controbilanciate con i dati in valore assoluto, poco edificanti se confrontati a livello europeo: ad es. in Gran Bretagna nel 2005 sono arrivate 3300 tonnellate di caffè equo solidale, mentre in Italia solo 223.